Ogni anno nel mondo vengono spesi circa 35 miliardi di dollari per rendere le auto più potenti e performanti, aggiungendo componenti e pezzi per spremere ogni cavallo del motore e fargli dare di più.
La domanda nasce spontanea: ma tutto questo è legale?
Come spesso capita, la legge italiana si è messa al lavoro già da anni sul tema e ha prodotto tutta una serie di normative al riguardo. In sostanza il legislatore ha previsto la possibilità di elaborare la propria autovettura, ma a determinate condizioni: gli articoli 75 e 78 del Codice della Strada prevedono, infatti, che un’autovettura possa essere modificata – a patto però che, dopo le modifiche venga omologata dalla Motorizzazione.
Nello stesso senso va una sentenza della Corte di Giustizia Europea del 2008 e la Circolare del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti dell’11 aprile 2003, dove viene stabilito che gli autoveicoli modificati dopo l’acquisto devono essere soggetti a un esame di verifica al fine di ottenere l’omologazione.
Alla luce di quanto disposto, chi produce e commercializza componenti per il tuning delle macchine deve avere il certificato di conformità per quei componenti.
Fai attenzione, quindi: quando acquisti una marmitta o un turbocompressore, accertati che siano pezzi omologati e tieni con te le certificazioni di omologazione, magari nel portaoggetti, tanto per stare sicuro.
Per le modifiche estetiche (maniglie, pomoli, etc.) sarà sufficiente avere a bordo dell’auto il certificato di omologazione, mentre per modifiche più importanti (motore, alettoni, minigonne, etc.) dovrai procedere a una vera e propria omologazione (collaudo) presso la Motorizzazione oppure presso l’officina nella quale hai svolto le modifiche.
Ma attenzione: se il lavoro viene svolto da un’officina, anche questa dovrà essere autorizzata. La buona notizia è che, se omologata da un ente autorizzato in un Paese UE, la tua vettura potrà circolare in tutta Europa senza problemi e senza restrizioni.